Quinto Martini
(Seano 1908-Firenze 1990)
Importante esponente del Novecento europeo, fu un artista completo. Scultore e pittore, praticò le arti grafiche, la poesia e la narrativa, espose nelle principali rassegne artistiche e pubblicò i suoi scritti sulle principali riviste letterarie italiane
Legato da profonda amicizia con molti dei maggiori letterati, intellettuali e artisti dell’epoca (da Ardengo Soffici a Giacomo Manzù, da Aldo Palazzeschi a Carlo Levi, da Eugenio Montale a Mario Luzi), si mantenne fuori da «mode e correnti» per concentrarsi sulla ricerca di un linguaggio che sublimasse la sua profonda cultura artistica in un messaggio universale.
La sua opera riflette, insieme, il legame con la gente e la natura del suo paese, e la sua raffinata cultura, maturata a partire dalla fondamentale esperienza al fianco di Ardengo Soffici
Quinto Martini nel 1938


Nasce nel 1908 a Seano da una famiglia contadina: «ho lavorato da ragazzo la terra, alternando al lavoro dei campi quello di sporcare con carbone e colori i muri della mia casa»; «presto cominciai a impastar mota, cercando di ritrarre i corpi degli uomini che dormivano sdraiati sull’erba».
Nel 1921 il fratello maggiore, antifascista, viene arrestato; passerà dieci anni nel carcere delle Murate di Firenze. “Ero ragazzetto, ma tutto quello che vidi mi è rimasto inchiodato nella mente e mai lo dimenticherò.” (Quinto Martini, Memorie, 1953)
Carlo Levi, Ritratto di Quinto Martini, 1942
Nel 1926 comincia a frequentare Ardengo Soffici, che all’epoca viveva a Poggio a Caiano e promuoveva il “Ritorno all’ordine” della tradizione artistica italiana, ma che in passato era stato un vettore importante dell’arte moderna francese in Italia, e tra i protagonisti dell’avanguardia artistica italiana. Sarà Soffici a introdurre Quinto Martini nel mondo dell’arte e a fargli conoscere i grandi maestri antichi e moderni (Cézanne e gli impressionisti in particolare).
Nel 1927, su invito di Soffici, partecipa per la prima volta a una mostra esponendo come pittore alla «Stanza del Selvaggio» (Firenze) accanto a Carlo Carrà, Ottone Rosai, Achille Lega, Mino Maccari, Giorgio Morandi e lo stesso Ardengo Soffici.
Quinto Martini, Paesaggio, 1927, esposto alla Stanza del Selvaggio


Durante il servizio di leva a Torino (1928-1929) frequenta Felice Casorati, Cesare Pavese e il gruppo dei Sei di Torino, tra i quali è Carlo Levi, con il quale instaura un rapporto di lunga amicizia. Rientrato in Toscana, riprende a frequentare Soffici e collabora con lui alla realizzazione di un affresco a Fognano (1930). Stabilitosi a Firenze, mentre lavora ai primi dipinti della serie dei Mendicanti, si concentra sempre più sulla scultura.
Quinto Martini, Ritratto di Ardengo Soffici, 1931
Debutta alla XIX Biennale di Venezia (1934) con Ragazza seanese, terracotta grande al vero che lo segnala all’attenzione della critica. Come scultore, dal 1935 partecipa regolarmente alle maggiori manifestazioni artistiche nazionali, compresa la Quadriennale di Roma, con recensioni, fra gli altri, di Giuseppe Marchiori. Dallo stesso anno pubblica le sue incisioni sul “Frontespizio” di Piero Bargellini, rivista a cui facevano capo artisti e letterati come Ottone Rosai, Alessandro Parronchi, Giorgio Morandi, Mario Luzi e Giacomo Manzù.
Quinto Martini, Ragazza seanese, 1933-1934


Nel 1938 si tengono le sue prime mostre personali di scultura a Firenze (galleria d’arte Firenze) e a Roma (galleria La Cometa), entrambe presentate da Soffici, mentre la sua prima personale a Milano (1941, Galleria Gian Ferrari) viene presentata da Michelangelo Masciotta.
Quinto Martini, Eva, 1938
Nel 1943 espone al Lyceum di Firenze la serie di dipinti sui Mendicanti che rende esplicite le sue posizioni antifasciste: la mostra viene fatta chiudere e Martini finisce in carcere, dove ritrova l’amico Carlo Levi. Nei mesi di prigionia torna con la memoria ai dieci anni vissuti dal fratello in quella stessa cella, e nel 1944, nei mesi trascorsi da imboscato nelle campagne del Chianti, mette per scritto le sue memorie: è il suo primo romanzo, che verrà pubblicato nel 1957 con il titolo I giorni sono lunghi e la prefazione di Carlo Levi.
Dal 1946 il suo profilo si trova inserito, sempre in qualità di scultore, nelle principali pubblicazioni dedicate al panorama artistico italiano contemporaneo.
Nel 1947, insieme agli artisti Emanuele Cavalli, Giovanni Colacicchi, Onofrio Martinelli, Oscar Gallo e Ugo Capocchini, forma il gruppo Nuovo Umanesimo, il cui manifesto dichiara l’opposizione ad ogni idea di arte astratta.
Quinto Martini, La Notte, 1939 c


Negli anni Cinquanta si susseguono i premi e le partecipazioni alle grandi esposizioni italiane, e inizia ad esporre anche all’estero, mentre emerge il suo talento per la specialità del bronzetto e dal 1961 partecipa a tutte le edizioni della Biennale internazionale del bronzetto.
Dal 1960 al 1970 tiene la cattedra di scultura all’Accademia di Belle Arti di Firenze.
Quinto Martini, Mendicanti, 1960 c.
Nel 1965 inizia a raffigurare il tema della pioggia in bassorilievi e dipinti. In bassorilievo esegue anche la medaglia per la commemorazione del V centenario della morte di Donatello (1966) e viene invitato a partecipare al ciclo di conferenze dedicate all’artista rinascimentale dall’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, di cui è membro, a fianco di studiosi come John Pope-Hennessy, Luciano Berti e Giorgio Castelfranchi. Oltre che su Donatello, è chiamato a esprimere le sue analisi tecnico-artistiche anche su Michelangelo (1957 e 1973) e su Rodin (1967).
Quinto Martini, La pioggia, 1967


Nel 1967 viene incluso nella grande rassegna curata da Carlo Ludovico Ragghianti “Arte in Italia 1915-1935” (Firenze, Palazzo Strozzi).
Nello stesso anno realizza Le onde della radio per l’arredo della sede RAI di Firenze.
Quinto Martini, Le onde della radio, 1967
Firenze, sede della RAI
Nel corso degli anni Settanta realizza la maggior parte dei 30 ritratti in gesso che testimoniano il suo legame con molti dei maggiori letterati artisti e intellettuali del suo tempo. La serie completa verrà esposta a Palazzo Strozzi nel 1992.
Dal 1970 torna ad esporre anche la sua opera di pittore, ma la sua notorietà resta legata principalmente alla scultura.
Quinto Martini, Ritratto di Mario Luzi, 1975 c


Dal 1975 comincia a dedicarsi alla illustrazione della Divina commedia, realizzando disegni, dipinti, bassorilievi (esposti per la prima volta nel 1982) e litografie (pubblicate nel 1985, 1987 e 1989).
Quinto Martini, I golosi, Inferno, canto VI, vv. 1-12, 1985
Nel 1981 viene presentato il progetto del Parco Museo di Seano, che verrà portato a compimento nel 1988: “Non sono più giovane (…) e la mia aspirazione è quella di lasciare ai posteri miei concittadini, un segno, un ricordo della mia passione per l’arte”: il “museo che raccoglierà alcune delle mie opere migliori”.
Muore a Firenze il 9 novembre del 1990.
Il Parco Museo fotografato da Aurelio Amendola


Quinto Martini ha esposto le sue opere in tutto il mondo (da Strasburgo a Città del Messico, da Buenos Aires a Osaka, Rio de Janeiro, Budapest, Varsavia, ecc.). Oggi, oltre che a Seano, l’opera di Quinto è conservata a Firenze (Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti; Museo Novecento), a San Pietroburgo (Ermitage) e presso collezioni private in Italia e all’estero.
La sua opera di scrittore, poeta e saggista è testimoniata principalmente dai due romanzi (I giorni sono lunghi, sull’arresto e prigionia del fratello Aldobrando, con prefazione di Carlo Levi, 1957; Chi ha paura va alla guerra, 1974), dalla raccolta di saggi sulla scultura di Donatello, Michelangelo e Rodin (Scrittura e scultura, 1990) e dall’antologia di poesie, pubblicata postuma (Poesie a colori, a cura di Sauro Albisani e Teresa Bigazzi, 2002)
Quinto Martini alla Casa-Studio di Seano
Foto: Giancarlo Menicalli