L’attività di conservazione ha un ruolo importante per il Museo Diffuso Quinto Martini, attualmente diretto da Lucia Minunno, che si avvale a tal fine della collaborazione dell’Opificio delle Pietre Dure. Quest’ultimo segue la particolare realtà del Parco-Museo dal 2009, inizialmente (2009-2017) con la Direttrice del Settore Bronzi e Armi antiche Maria Donata Mazzoni, dal 2017 al settembre 2025 con Laura Speranza e a seguire con Riccardo Gennaioli. Maria Donata Mazzoni su invito del Comune di Carmignano ha offerto la propria disponibilità a dirigere per un anno (2017-2018) e rendere visitabile la Casa Studio dell’artista, che si trova in prossimità del Parco-Museo. Tale incarico ha portato alla pubblicazione della guida sulla Casa Studio che ricostruisce anche le varie trasformazioni dell’immobile. Nel 2022 l’Istituto si è arricchito delle competenze di Renata Pintus che dirige il Servizio di consulenza per la conservazione delle opere d’arte contemporanea. Ricordiamo in questa sede il Soprintendente Marco Ciatti, mancato nell’aprile 2024, che si era appassionato alla conservazione delle opere del Parco-Museo, interesse che prosegue con l’attuale Soprintendente Emanuela Daffra. L’ Istituto non venne coinvolto su richiesta degli Enti che ad esso si dedicano (essenzialmente costituiti dal Comune e dall’Associazione Parco-Museo), ma piuttosto per uno specifico interesse del Settore Bronzi nei confronti di quegli aspetti che rappresentano i punti basilari dell’attività dell’Opificio: la Conservazione, la Ricerca e la Formazione.

Foto: Elisa Norcini, Simbiosis #6, 2023
L’Associazione Parco-Museo Q. Martini e il Comune di Carmignano sono un fondamentale riferimento per lo svolgimento delle attività pratiche svolte all’interno del Parco-Museo, così come la specifica conoscenza sull’operato dell’artista di Stefania Martini, nipote dello scultore. Nel 2013 l’Opificio ha ricevuto il “Premio per il restauro delle arti applicate e decorative” promosso da Italian Heritage Award-Premio internazionale per la valorizzazione dei beni Culturali per il progetto del Parco Museo Quinto Martini. Riportiamo la motivazione del premio: “Per il recupero e la salvaguardia del Parco-Museo di Quinto Martini a Seano (Comune di Carmignano, Prato), con le sue 36 sculture in bronzo ispirate a personaggi del luogo, alla vita quotidiana e a elementi naturali, disseminate su oltre tre ettari. Strettamente connesso alla storia del territorio a cui appartiene, il complesso si configura come uno spazio nel quale l’arte va oltre le mura di un museo e diventa luogo di aggregazione consapevole. Il premio viene attribuito per le peculiarità del progetto, per le difficoltà tecniche del restauro su sculture contemporanee in bronzo esposte all’aperto, con le loro difficili ed effimere caratterizzazioni superficiali, e per l’impegno di un Istituto di Formazione su nuovi contesti di fruizione sociale.”
Il Laboratorio Bronzi per svolgere le attività al Parco-Museo, possibili grazie a una convenzione stipulata fra Opificio e Comune, ha sempre fatto riferimento al personale interno al Settore e a professionisti esterni specializzati, formati nella propria Scuola di Alta Formazione. In occasione dei vari interventi effettuati sono quindi stati coinvolti i restauratori Elena Della Schiava, Filippo Tattini e in due occasioni gli studenti della scuola, la cui presenza ha consentito di effettuare manutenzioni mirate alle opere, coadiuvate e supervisionate dal personale interno e da docenti esterni (Merj Nesi, Veronica Collina). Più volte si è interagito con tecnici specializzati, per motivi di studio o per interventi specifici e ringraziamo in questa sede la Fonderia Salvadori di Pistoia, che a suo tempo ha fuso le opere del Parco-Museo ad eccezione delle sculture Le Amiche, Mendicante e una Paternità, la Fonderia artistica Ferdinando Marinelli di Barberino Val D’Elsa, l’Officina meccanica Fratelli Fioretto e il personale del Comune di Carmignano.

Foto: Elisa Norcini, Simbiosis #9, 2023
Le sculture in lega di rame non sono state patinate, né protette con vernici o cere da Martini, possiamo quindi osservare la formazione nel tempo della patina naturale del bronzo e cercare di intervenire sulle alterazioni conseguenti ai depositi di guano, su alcuni fenomeni di corrosione più accentuati, che non fanno parte della naturale interazione del metallo con l’ambiente, e sui periodici affioramenti del materiale gessoso residuo interno.

Stefania Agnoletti, Elena Della Schiava e Filippo Tattini impegnati nel restauro del Martinaccio, 2013
Gli interventi effettuati dall’Opificio nel Parco-Museo sono iniziati con la schedatura conservativa eseguita con la collaborazione della restauratrice Elena Della Schiava e alcuni interventi eseguiti prevalentemente nel 2012 sulle seguenti opere: Il Martinaccio, Giovanna d’Arco e La Primavera. Il Martinaccio presentava la rottura di una delle antenne grandi, ma era stato recuperato il frammento superiore staccato, e la mancanza di una delle antenne piccole. Si è inizialmente cercato di intervenire con l’approccio, consueto per l’Istituto, che comporta l’integrazione con materiali differenziati rispetto a quelli originali. Questo ha offerto l’occasione per effettuare un approfondito studio su resine adeguate per l’esterno, caricate con polvere di bronzo e pigmento in modo che potessero essere comunque patinate in modo simile alle porzioni originali. Analogo criterio è stato riservato alla rottura dell’asta della Giovanna d’Arco. In entrambi i casi però i vari elementi sono poi stati rotti e si è reso necessario un intervento di saldatura, effettuato in collaborazione con la Fonderia Salvadori di Pistoia. Questo per far capire come il restauro di opere con certe caratteristiche (opere recenti, esposte in esterno, soggette al danno antropico e che presentino danni strutturali) possa richiedere trattamenti diversi rispetto a quelli che si possono effettuare in alcuni casi, impiegando materiali alternativi e che conseguentemente possono richiedere tecniche simili a quelle con le quali sono state realizzate. La scultura Primavera presenta invece una crepa nella caviglia destra che ci ha indotti a valutare lo stato di conservazione dei ferri interni, che assicurano l’opera al basamento, smontando alcuni mattoni nel laterale destro. L’ispezione ha confermato il buono stato di conservazione del metallo si è quindi ritenuto opportuno lasciare la crepa aperta, in modo che l’umidità, a volte presente nella zona, potesse defluire.

Restauro del Martinaccio, 2013
Un capitolo molto particolare e importante ha riguardato la realizzazione nel 2011 di cinque repliche per il Museo Ermitage. Sergej Androsov, Direttore del Dipartimento delle arti figurative del Museo di San Pietroburgo, ha selezionato le seguenti opere del Parco-Museo: Alcea, 1942, cm 72 X 37 X 130, Natura, 1965, cm 83 X 46 X 70, La Pioggia, 1967, cm 155 X 99 (Bassorilievo), Il Gallo, 1981, cm 77 X 31 X 66 e Mendicante, 1981, cm 185 X 51 X 58. Le repliche dovevano essere tratte dai modelli originali in gesso. Tale ragione ha comportato il necessario restauro del gesso della Mendicante, poiché il precario stato di conservazione non avrebbe consentito di trarre il calco dal modello. L’Opificio ha eseguito il restauro e il calco grazie ad una convenzione appositamente stipulata con l’Associazione Parco-Museo Quinto Martini di Seano. Tali fasi, insieme ai calchi delle altre quattro opere commissionati da Teresa Bigazzi, nuora di Quinto, sono stati realizzati da Filippo Tattini. Le cinque opere sono state fuse dalla Fonderia Marinelli di Barberino Val d’Elsa e seguite dall’ Opificio mediante numerosi sopralluoghi. Particolari attenzioni ha richiesto la realizzazione e il posizionamento della scatola collocata sopra la testa della Mendicante. Sono perciò state necessarie varie prove, misurazioni e verifiche dell’opera esposta nel Parco-Museo, per arrivare poi alla replica in bronzo finale.

Presentazione dei bronzi di Quinto Martini al Museo dell’Ermitage, 2013
In occasione della presentazione delle opere presso il Museo dell’Ermitage, il Dott. Marco Ciatti effettuò una lectio magistralis illustrando la storia e l’attività dell’Istituto e Maria Donata Mazzoni e Stefania Agnoletti esposero dettagli sull’ attività del Settore Bronzi e sugli interventi effettuati sulle sculture di Quinto Martini.
Parte delle numerose attività svolte dall’ Opificio nel Parco-Museo sono narrati in due numeri di OPD restauro:
Filippo Tattini-Isetta Tosini Il calco della Mendicante di Quinto Martini: verifica degli elastomeri siliconici e messa a punto del metodo di pulitura e consolidamento. OPD restauro n° 24, 2012, pp. 185-192.
S. Agnoletti, E. Della Schiava, MD. Mazzoni, F. Tattini Il restauro di una scultura contemporanea in bronzo: Il martinaccio, opera di Quinto Martini inserita nel complesso scultoreo dell’omonimo Parco-Museo a Seano (Prato). OPD restauro, n° 26 2014, pp.130-140
I vari studi e interventi sono stati presentati in più occasioni e convegni. Fra questi citiamo Il convegno online che si è tenuto nei giorni 20-21 Aprile 2023: Dialoghi sulla scultura in bronzo: materiali, tecniche, vocabolario. A cura di: Maria Baruffetti, Teresa Bruni, Alessandro Ervas, Alessandro Pacini. Il Prato.
Stefania Agnoletti
Opificio delle Pietre Dure – Settore Bronzi e Armi antiche
